La caccia al camoscio nelle Alpi

Penso che la caccia al camoscio sia quella che più caratterizza le nostre Alpi nonché la migliore attrazione venatoria italiana per un pubblico straniero.

Io mi sento fortunato ad aver seguito fin da piccolo la mia famiglia sulle nostre montagne.
Ricordo la mia prima cacciata, avevo dieci anni. Era settembre, poco dopo l’apertura della stagione: una giornata caldissima. Verso mezzogiorno ci eravamo sdraiati su un prato a riposare ma essendo troppo agitato per dormire, mio papà mi lasciò come vedetta, dicendomi di svegliarlo se avessi visto qualcosa.
Per un’ora non ho tolto gli occhi dal binocolo finché da dietro una delle tre rocce che continuavo imperterrito a scrutare ho visto uscire il nostro yearling. Credo di aver desiderato così tanto di vedere quel camoscio, che qualcuno deve averlo messo li davanti ai miei occhi apposta!
Le prime esperienze di caccia ti mettono alla prova fisicamente e che ti danno modo di vivere la montagna per quello che è, con tutte le emozioni e le difficoltà che ti può riservare. Dall’alba al tramonto, nell’aria fresca delle mattine d’autunno o nelle tormente invernali, tra sentieri scoscesi e pietraie vacillanti.
Ai camosci piace vivere in alto e tu là devi arrivare.
L’allenamento e l’impegno sono requisiti imprescindibili. E’ per questo che mi piace, penso che la fatica per molti cacciatori di montagna sia presupposto della soddisfazione.
Nelle mie valli la caccia al camoscio è aperta da metà settembre a metà dicembre: la stagione a cavallo tra autunno e inverno ti abitua ad uscire sia con il sole ancora caldo del primo autunno che con le bufere dell’inverno; persino gli scorci in cui cercarli mutano con le stagioni: con l’arrivo della neve i branchi tendono a spostarsi a valle rendendo più facile l’avvicinamento ma d’altra parte va valutata la pericolosità del recupero sul terreno ghiacciato.
La montagna ha sempre portato con sé grandi insegnamenti: il saper studiare lo sparo in funzione del successivo recupero è uno di quelli, il saper desistere se troppo rischioso anche.
La caccia è strategia, una ricerca che inizia nei mesi precedenti e che trova una delle sue massime manifestazioni nella scelta del sentiero più adatto da percorrere.
Che sia un camoscio maschio, una femmina o uno yearling, una medaglia o un sanitario, quello che porto a casa a fine giornata non è mai il trofeo ma indubbiamente il ricordo di un’esperienza, ancora più ricca se condivisa con buoni amici.