La caccia dal punto di vista femminile

Cacciatrici italiane è il nome delle nostre pagine social, ma è prima di tutto un progetto, un obiettivo in cui ci riconosciamo e un’idea per la quale ci schieriamo in prima linea.

Facciamo un passo indietro. Ci siamo conosciute su Instagram, dopo pochi giorni avrebbe riaperto la caccia e abbiamo passato giornate intere a confrontarci. Non era il carniere però l’argomento principale, o la speranza dello stesso, ma le sensazioni, il rispetto verso l’animale, la bellezza e l’emozione di vederlo.
Ci siamo ritrovate unite, a oltre 500 km di distanza (Friuli-Lazio), dalla stessa etica venatoria e dalla passione stessa, che abbiamo sempre condiviso giorno dopo giorno, cacciata dopo cacciata.
Avere il privilegio di parlare con un’altra ragazza di caccia era qualcosa di incredibile, ritrovarsi e rivedersi in un’altra giovane donna per la propria parte più intima e profonda - la capacità di uccidere, che fa parte dell’attività venatoria - è qualcosa che non si può spiegare.
È stato uno dei primi argomenti che abbiamo trattato, il dispiacere e l’onore che si prova verso l’animale abbattuto, abbiamo anche parlato delle prime lacrime versate.
È così che abbiamo deciso di contattare altre ragazze, che sicuramente attraverso i social avremmo trovato. Il resto della storia lo sappiamo, siamo ormai tantissime, legate solo dalla passione, senza alcuna bandiera o distinzione. C’è chi va a cinghiale, chi alla tipica alpina, in ogni caso c’è una donna in grado di insegnare e raccontare qualcosa.
Quello che ci interessa è far trapelare un messaggio, quello per cui la caccia non è una lotta di potete con o contro l’animale. La caccia è di tutti e per tutti, anche di una ragazza che studia per diventare maestra d’asilo o di una mamma che porta i figli a scuola e poi va nei boschi.
La caccia è per noi un modo di vivere e di entrare in contatto con il mondo che ci circonda, nella sua naturale bellezza, nella sua cruda realtà, che spesso è ignorata. Noi stesse prima di essere cacciatrici, studentesse e lavoratrici, siamo amanti degli animali e della natura.
Quello che speriamo di far capire, o magari semplicemente di far sapere, è che l’attività venatoria è un complesso di cose, che non si esauriscono nell’abbattimento dell’animale. C’è lo studio per abilitarsi, la conoscenza e la passione verso l’animale che si insidia, la conoscenza dell’ambiente circostante, che spesso ci è avverso, per non parlare del legame con il cane, il nostro ausiliare.
Crediamo, insomma, che se a tenere il fucile sia una donna, il concetto di caccia consapevole e moderna trapeli più efficacemente, semplicemente perché crea una rottura rispetto alla “normalità”, o almeno quella che si credeva finora fosse “normale”, ossia che la caccia fosse un’attività per soli uomini.
Quest’anno, lo sappiamo, non ci ha consentito tanto, eppure abbiamo conosciuto e stretto il rapporto con tante ragazze, anche non cacciatrici o ancora troppo giovani per prendere la licenza. Quel che è certo è che non vediamo l’ora di rivederci, speriamo a Vicenza e di parlare delle avventure passate e che ci aspettano!
Torneremo con altri articoli nel blog dove cercheremo di approfondire il nostro punto di vista, quello delle cacciatrici italiane.